La situazione del settore della sanità in Sardegna non è delle migliori: sul bilancio regionale di circa sette miliardi di euro, più della metà ( tre miliardi e 687 milioni) è destinato a coprire i costi dei servizi sanitari.
La voce che più pesa su questo bilancio è quella dei fondi pubblici che vengono erogati alle strutture della sanità privata e convenzionata. Il principale erogatori di fondi è senza dubbio la Regione Sardegna, che ha il compito di ripartire il capitale tra i vari enti riceventi: le Asl di riferimento, i Comuni e le strutture e associazioni accreditate.
In un settore appena sconvolto dallo scandalo Aias, l’associazione indagata per i numerosi maltrattamenti ai danni dei pazienti ricoverati nel centro di Decimomannu, questi numeri rischiano di infiammare ancora di più la situazione alimentando ulteriori polemiche. L’Aias è infatti una delle tante strutture che vive grazie ai fondi pubblici e i finanziamenti locali.
Ma i fondi richiesti lievitano di anno in anno, sia perché le strutture accreditate sono in continuo aumento sia perché la popolazione invecchia e il numero di persone che necessitano esami e assistenza specialistica cresce.
La Regione però è preoccupata da questi numeri, tanto che solo pochi mesi fa la giunta aveva preparato un piano di rientro che prevedeva un notevole aumento delle aliquote irpef, e quindi a carico dei cittadini; proposta che però è stata respinta a favore di altri espedienti meno gravanti sui contribuenti per recuperare parte del budget.
Di questi quasi quattro miliardi una buona parte è destinata alle organizzazioni private, su tutte le strutture ospedaliere come Sant’Anna, Sant’Antonio, Villa Elena, Policlinico Sassarese, Madonna del Rimedio e Kinetica Sardegna. A queste si aggiungono poi le strutture complementari, che offrono prestazioni e servizi in convenzione con le Asl per sopperire alle inefficienze del servizio sanitario nazionale ed evitare le attese di mesi per esami di routine, come Clinica Tommasini o Studio Radiologico Cagliari.
Nel complesso, il numero di strutture private accreditate e convenzionate in tutta la Sardegna sono ben 366: il primato spetta chiaramente al capoluogo Cagliari con quasi la metà (171), seguita dalle 51 di Sassari, le 32 di Oristano, le 29 di Sanluri, le 28 di Carbonia e le 22 di Olbia. La situazione sembra piuttosto critica, con il numero di prenotazioni e i costi delle prestazioni che continuando ad aumentare (in alcuni casi anche del 50%), con il budget che pare difficilmente contenibile. Per i prossimi anni sono stati però stabiliti dei nuovi tetti di spesa, che dovrebbero garantire un abbassamento dei costi e un graduale rientro del deficit.