Gli ultimi dati sul commercio estero che sono stati pubblicati dall’Istat, e che aggiornano la bilancia dei rapporti con l’estero a luglio, hanno mostrato un calo per le esportazioni (il secondo consecutivo, per -1,4 per cento su base mensile) a fronte di un (parziale) rimbalzo per le importazioni (+0,9 per cento su base mensile grazie principalmente al contributo fornito dai Paesi Ue).
Sulla base di quanto sopra, l’avanzo commerciale (in termini destagionalizzati) è diminuito a 3,1 miliardi di euro, contro i precedenti 3,9 miliardi di euro relativi al mese di giugno, per un elemento statistico che è altresì il minimo da febbraio a questa parte.
Più nel dettaglio, si tenga conto come a guidare la flessione dell’export siano stati principalmente i beni strumentali e quelli intermedi, con l’energia che diminuisce sia per quanto riguarda gli acquisti dall’estero che per quanto concerne le vendite oltreconfine. Su base annua, le esportazioni rallentano da 8,2 per cento a 5,1 per cento, mentre le importazioni riaccelerano da 9,9 per cento a 10,5 per cento.
Per quanto riguarda poi i settori più dinamici in termini di tendenza all’export, nell’elenco di riferimento si confermano farmaceutico e autoveicoli, entrambi in crescita a due cifre (assieme a coke e petroliferi raffinati). Territorialmente parlando, a spingere le esportazioni sono non solo i Paesi emergenti (Russia +16 per cento, in ottimo recupero – Cina +15 per cento, ASEAN +11 per cento) quanto anche Paesi Bassi e Belgio (+15 per cento ciascuno). Passo indietro invece per Turchia, Svizzera, Giappone e OPEC.
Complessivamente, con simili dati, difficilmente il commercio estero avrà fornito una mano d’aiuto significativa al dato di crescita economica del terzo trimestre dell’anno. Per saperne di più bisognerà tuttavia attendere i dati completi, disponibili ad ottobre.