L’andamento contrastato delle ultime statistiche macro provenienti dal mercato USA spinge il rialzo dei tassi, da parte della Fed, verso fine anno e non nella riunione di questa settimana. Dopo il meeting della Bank of England della scorsa ottava, la sterlina non registra intanto particolari variazioni.
La conferma dei tassi a 0,25 punti percentuali e del programma di acquisto titoli a 435 miliardi di sterline, non ha inoltre contribuito a muovere il mercato. Più interessante il messaggio secondo cui il board della Bank of England è pronto ad abbassare i tassi un’altra volta da qui a fine anno, non appena saranno divenuti più chiari gli effetti delle precedenti azioni dell’istituto monetario sul medio termine; questo rafforza lo scenario di una GBP strutturalmente debole almeno nel breve periodo. Ad ogni modo, fino a domani, data del FOMC statunitense, difficilmente gli operatori difficilmente prenderanno delle posizioni eccessivamente forti.
Insomma, l’apertura dei mercati valutari è stata evidentemente all’insegna dell’attesa delle Banche centrali. La Bank of Japan dovrebbe intervenire in maniera espansiva svalutando lo yen nella sua seduta concomitante a quella del FOMC, mentre sono maggiori i dubbi sulla Federal Reserve, sebbene il probabile rialzo dei tassi di riferimento dovrebbe essere spostato sul finale di anno (difficile che la decisione possa essere assunta a novembre, considerata la vicinanza con gli esiti delle elezioni presidenziali statunitensi). Il dollar index, l’indice del dollaro rapportato al paniere delle principali valute, appare in rialzo, contraddicendo parzialmente le attese sulla Federal Reserve.
Vedremo, nella giornata di domani, se le previsioni ora formulate troveranno o meno un pronto accoglimento.