Il dibattito sulle pensioni è uno dei più scottanti degli ultimi decenni. Da un lato l’età media dell’italiano è in costante aumento e la copertura pensionistica rischia di non essere garantita, almeno per quanto riguarda la generazione di lavoratori che ha cominciato la sua attività dopo gli anni ’90 del ‘900. Se si considerano però alcune categorie lavorative, continuare la propria attività oltre una data età è non solo pericoloso, ma anche controproducente. Inoltre anche se l’aspettativa di vita è in Italia molto alta, ciò non significa che tutti coloro che hanno più di 70 anni possano trascorrere i propri giorni con una qualità della vita elevata.
Dal 2011 in Italia si è stabilito che periodicamente l’età pensionabile sarà innalzata, fino a raggiungere, nel 2050, i 70 anni per tutti i lavoratori con almeno 20 anni di contributi e i 74 anni per coloro che hanno almeno 5 anni di contributi. Tale prospettiva ha fatto perdere, a molti lavoratori, la fiducia non solo negli enti pensionistici, ma nelle istituzioni in generale.
Le novità del 2017 sulle pensioni
Viste le notevoli critiche alle vigenti leggi, che provengono non solo dai semplici cittadini, ma anche da varie forze politiche, il 2017 ha inaugurato alcune novità sulle pensioni. Alcune riguardano la possibilità di uscire dalla vita attiva in anticipo rispetto a quanto previsto dalla legge. Tale offerta è chiamata APE: Anticipo Pensionistico. L’Ape si suddivide in due, quello social e quello volontario. Possono accedere all’anticipo pensionistico volontario tutti quei lavoratori con almeno 63 anni di età e 20 anni di contributi pagati all’ente pensionistico.
Questi lavoratori possono richiedere un prestito, a una banca o a una finanziaria, che andrà a coprire la totalità dell’assegno pensionistico fino al raggiungimento dell’età anagrafica pensionabile. Il prestito sarà restituito con rate pari a circa il 4-5% della pensione contributiva, una volta raggiunta l’età per ottenerla. L’Ape social invece è rivolto ai lavoratori portatori di handicap, invalidi, che si occupano di un parente disabile, che svolgono lavori gravosi o disoccupati, con almeno 63 anni di età e 30 anni di contributi. In questo caso l’anticipo pensionistico viene devoluto dallo Stato, fino a un massimo di 1500 euro, e non dovrà essere restituito.
I lavori gravosi e la pensione anticipata
Per chi svolge un lavoro gravoso i contributi dovranno essere stati versati per almeno 36 anni e una circolare esplicita anche quali siano questi lavori, tra cui possiamo ricordare i conduttori di mezzi pesanti o di convogli ferroviari, gli operai edili, gli insegnanti della scuola dell’infanzia e degli asili nido e così via. Questo tipo di proposta è volta a permettere a coloro che svolgono particolari professioni di ritirarsi dalla vita attiva anticipatamente rispetto ad altre figure professionali. Del resto, anche valutando un rapido aumento dell’aspettativa di vita, è impossibile pensare di far continuare un certo tipo di attività a persone che superano i 70 anni di età.
Anticipo pensionistico per i lavoratori precoci
I lavoratori precoci sono coloro che hanno cominciato a lavorare prima del compimento dei 19 anni. Una volta raggiunti i 67 anni di età questi lavoratori si trovano ad avere accumulato contributi per più di 40 anni, quindi versando all’ente pensionistico cifre molto superiori a coloro che hanno cominciato a lavorare dopo la laurea. Dal 1° maggio 2017 i lavoratori precoci con anzianità contributiva al 31 dicembre 2015 e con almeno 41 anni di contributi possono richiedere la pensione anticipata, indipendentemente dalla loro età anagrafica. Tale agevolazione è concessa a tutti i lavoratori precoci, uomini e donne, che siano disoccupati, che abbiano una riduzione della capacità lavorativa superiore o uguale al 74%, che assistano un parente disabile o con malattia grave, che svolgano lavori usuranti.