Disdire un contratto, che sia esso di telefonia, fornitura energetica o di qualsiasi altro servizio, è un’azione che teoricamente rientra a pieno tra i diritti del cliente. Eppure il lockdown ha dimostrato come la disdetta non sia sempre resa facile dalle aziende che tentano di trattenere clienti con clausole vessatorie di difficile comprensione per le persone. È per questo che Disdette360 fornisce guide, consigli e suggerimenti per far valere il proprio diritto di recedere da un contratto quando si presentano le condizioni per farlo.
Lockdown e disdette
La questione delle disdette, dei recessi e dei rimborsi è stata acuita dal lockdown che ci ha imposto di rimandare viaggi, cerimonie e persino abbonamenti in palestra. Per questo le persone si sono affollate presso le associazioni di tutela dei consumatori per ottenere spiegazioni e supporto in materia di disdetta. La questione è stata portata anche sui media nazionali che hanno cercato di far luce sul mondo dei voucher e dei buoni scosso concessi pur di non perdere un cliente in più.
In realtà basterebbe aver chiari quali sono i termini concessi dalla legge. Per esempio la disdetta non può avvenire in qualsiasi momento a fronte di un contratto perché essa è uno strumento con cui si impedisce che lo stesso venga rinnovato tacitamente oltre la sua scadenza. La disdetta manifesta la nostra volontà di sciogliere il legame contrattuale evitando il tacito rinnovo. Questo significa che non si può interrompere un contratto durante la sua durata.
Le garanzie a tutela dei consumatori
Ovviamente ci sono garanzie anche per i consumatori che possono annullare un contratto anticipatamente qualora si presenti la giusta causa, ovvero quando il contraente non rispetta gli accordi di fornitura del bene o del servizio. Per esempio se hai attivato un’offerta internet ma la copertura e la velocità di connessione sono inferiori a quelle promesse in sede contrattuale è tuo diritto tirarti indietro. Ti avvisiamo, tuttavia, che non è sempre così facile. Difatti la questione si è presentata per alcuni grandi network di centri fitness che per poter riaprire dopo il lockdown hanno dovuto ridurre notevolmente il servizio offerto ai clienti. Per questo in molti si sono risentiti di dover pagare una quota d’abbonamento per usufruire di un servizio limitato e hanno tentato la via della rescissione per giusta causa senza risultati.
Una strada irta di incertezze
Il punto è che le persone ritengono che la rescissione per giusta causa sia una via certa ma non è affatto così. Il problema risiede proprio nel fatto che si tratta di un recesso che può sempre essere contestato dall’altra parte e quindi la risoluzione suggerita sarà sempre negoziale, ovvero affidata alla ricerca di un compromesso soddisfacente per entrambe le parti. Quindi non esistono motivi per cui si possa certamente recedere da un contratto anticipatamente per cui, di volta in volta, è necessario valutare se le motivazioni costituiscano giusta causa per entrambe le parti. È chiaro che in questo periodo sarà più difficile ottenere ragioni ma è anche vero che se si è nel giusto, non c’è opposizione da temere.